Questo è l'ultimo che ho finito pochi giorni fa, una lettura breve ma molto piacevole, una storia che intriga e colpisce, fa riflettere e insegna.
Tutto gira attorno a Piazza Vittorio che, per i non romani, rappresenta un centro multietnico in cui si incontrano molte delle culture che, da tempo, si fondono nella capitale. Uomini e donne di ogni parte del mondo, non un luogo di privilegiati, ma un centro di raccolta di chi cerca amicizia e compagnia da chi vive situazioni simili e capisce. Il libro racconta la storia di Amhed (o Amedeo), un uomo dall'identità e dalla provenienza non ben definite, che parla della città come chi c'è nato, ma che racconta le storie di diversità con l'apertura e la sensibilità proprie solo di chi è diverso. E' una bella storia di amicizia, di rispetto, tolleranza e attenzione verso il prossimo.
Un giallo in realtà, che parla, attraverso punti di vista permeati dalla realtà culturale di chi li espone, di uno strano omicidio avvenuto dentro ad un ascensore dei tanti palazzoni anonimi che incorniciano la piazza. Amedeo è il principale accusato, perchè sparisce misteriosamente subito dopo il fattaccio.
La narrazione alternata tra dialogo e diario espone di fatto lo sconcerto di fronte alla sua presunzione di colpevolezza. Gli "autoctoni" ritengono impossibile che un uomo così colto e distinto possa aver commesso un reato così feroce, "sarà stato qualcuno dei suoi amici immigrati" è la frase che maggiormente viene addotta a difesa. "E' un uomo così buono e gentile" quella maggiormente sostenuta dai personaggi immigrati. Naturalmente il tutto si risolve con un colpo di scena, ma che non racconterò per non togliervi la sorpresa.
Quello che colpisce è la modalità con cui l'autore (Amara Lakhous) caratterizza ciascun personaggio con i tratti che standardizzano, fino all'estremo, la tipicità della propria provenienza. Si va dal professore milanese leghista e razzista, al barista romanista anti-laziale, dalla colf peruviana che sconfigge la nostalgia con cibo e telenovelas, all’aspirante cuoco iraniano che odia la pizza e la pasta, dall’amante dei cani sconvolta per la scomparsa dell’amato Valentino, all’artista olandese amante del cinema italiano con velleità di realizzare un film sul condominio di piazza Vittorio, e sui suoi scontri di civilità per un ascensore.
Amedeo - Ahmed è il collante di una storia che punta ad incrinare il preconcetto (e il timore della diversità) e a mostrarne la vacuità, un crescendo ritmato di punti di vista e verità interpretate. Un bel messaggio sociale. Da leggere.
Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970 e vive a Roma dal 1995. Dopo la fuga dal suo paese, si è stabilito a Roma, dove vive e lavora. Si è laureato in Filosofia presso l’Università di Algeri e in Antropologia Culturale presso l’Università La Sapienza di Roma. Nel nostro paese ha pubblicato il suo primo ‘Le cimici e il pirata’ (Arlem, 1999, in arabo con traduzione in italiano), e in Algeria il secondo: ambientato a Roma, ‘Come farsi allattare dalla lupa senza essere morso’, è stato riscritto da lui in italiano con il titolo ‘Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio’.
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