Sabato in trasferta a Siena, per un lietissimo evento. Partiamo in macchina, fa un caldo bestiale ma si viaggia bene. Non c'è tanto traffico, bei cd nello stereo, si chiacchiera, si ride..ahahaha che bella giornata! Un cazzo! All'altezza di Paganico la strada da due corsie torna a quattro, accelero un pochino.."Dai arriviamo un po' prima così facciamo tutto con calma". Si ride, si scherza, si canta...ad un certo punto una sagoma in mezzo alla strada...a circa mezzo chilometro...che sarà? Un automobilista in difficoltà? Qualcuno che si è perso qualcosa? "Oibò" che sarà???
Ve lo dico io che è! Un poliziotto che si pianta in mezzo alla strada e alza la sua bella palettina, sono in sorpasso, tra me e me penso "non ce l'avrà con me", anche il sorpassato fa per fermarsi ma il poliziotto gli fa segno di proseguire. Ce l'ha proprio con me. Cazzo....
Mi fermo, spengo la macchina, assumo un tono mesto alla topo gigio...Il dialogo si fa serrato:
-"Buongiorno!"
- "eh...'ngiorno..."
- "Andava un po' forte lo sa...?"
- "Eh...lo so..."
- "Patente e libretto di circolazione"
- "Guardi..la macchina è a noleggio", come per dire...non l'ho rubata stia tranquillo.
- con fare come se dicesse.."sti cazzi"..il poliziotto prosegue "Dia dia"
Breve conciliabolo tra i due tutori dell'ordine, poi si avvicina l'altro e mi fa (con un ghigno diabolico sulla faccia)
- "Venga, venga che le faccio vedere la fotina"
...ma porc...varie imprecazioni mentre mi avvicino all'aggeggio...un meraviglioso esempio di telelaser...perfettamente tarato...che mi ha messo a fuoco a 537 metri di distanza...a 148 km/h (il limite era 110)...quasi mi si vedeva che cantavo e ridevo.
Ah si?? Canta e ridi adesso stronzo! (ho pensato tra me e me...).
Se fossi andato a 5 km/h in più (cosa plaaaaaaaausibiliiiiiiiissima) m'avrebbero tolto la patente.
Morale della favola:
A) il telelaser è uno strumento del demonio
B) m'hanno tolto 3 punti sulla patente e fatto 159€ di multa
C) ultimo ma non per importanza: sono un coglione!
Però ne è valsa la pena :)
lunedì 27 giugno 2011
mercoledì 22 giugno 2011
Il visionario: pazzo o illuminato?
Secondo il dizionario etimologico, Visionario è chi ha idee folli, stravaganti, chimeriche. La follia, la stravaganza e la chimera sono tre concetti che denotano negativamente un atteggiamento, si fondano sul presupposto che l'oggetto sia irrealizzabile e, come tale, sintomo di poca aderenza con la realtà.
Romano Madera, ne L’animale visionario (1999), descrive l’essere umano come l’unica specie capace di “immaginare altrimenti”, di produrre dunque alternative che modifichino l’esistente liberando la dimensione del Possibile.
Già così mi piace di più, il visionario diventa l'uomo che libera la realtà dai limiti della routine e quindi ne estende le possibilità. Il visionario non è più solo un folle, ma è un innovatore.
C'è di più. Il visionario è colui il quale, andando ad intaccare degli equilibri prestabiliti e delle logiche ormai consolidate, incrina delle convenienze, rompe dei patti, amplia le possibilità dei pochi e le apre ai molti. Il visionario non è più solo un folle e un innovatore, ma è anche un cospiratore.
Io aggiungerei che il visionario è colui il quale fa della fantasia e della lungimiranza uno stile di vita, lo applica in ogni contesto con cui si confronta e di cui è parte, ne fa una base di partenza del pensiero stesso.
Quindi è, principalmente, un sognatore.Cosa è quindi il visionario? Il visionario è niente più che uno stato mentale. Tutti potenzialmente lo siamo nel momento in cui usciamo dagli schemi e dalle consuetudini per proiettarci, con rischio, verso orizzonti solo intuiti, seguendo dinamiche che nessuno ha ancora mai sperimentato.
Quanto siamo visionari?
martedì 14 giugno 2011
Servono idee!Si ma come?
Il concetto è molto semplice: restituire alla base elettorale la possibilità effettiva di consigliare ed influenzare il programma di Governo, dando supporto alla decisione ai nostri rappresentanti in Parlamento.
Detta così suona effettivamente molto facile, ma come si può fare?
Prendendo spunto dal link consigliato dal mio collega ed amico Davide e dagli insegnamenti social di Maria Silvia, provo a descrivere brevemente un mezzo per poter mettere in pratica, anche in Italia, quello di cui qualunque stato democratico dovrebbe dotarsi.
Lo strumento non è altro che una piattaforma strutturata, accessibile via web, per proporre linee di azione e riforme, una banca delle idee, in cui ciascun cittadino propone quella che secondo lui è una iniziativa utile a migliorare le cose.
Per dare ordine al processo, potrebbe essere comodo utilizzare il modello dei sei cappelli per pensare (Edward De Bono), in cui ciascuna fase identifica delle peculiarità, dei punti di ingresso e di uscita verso la fase successiva, ovvero:
Dal parer mio, anche la politica dovrebbe essere centrata sull'utente, ma visto che l'accesso a Montecitorio o Palazzo Madama non è così semplice, magari si può cominciare col far sentire che ci siamo ancora e che abbiamo ancora molto da dire. Il web è stato uno strumento fondamentale per lo scoppio della Primavera Araba, la rivolta è stata organizzata sui social network e grazie al tam tam di blogger indipendenti.
La nostra non deve essere una rivolta violenta (naturalmente) ma culturale, per riprenderci il Paese bisogna rappresentare costruttivamente l'alternativa e non criticare distruttivamente lo status quo.
Magari c'è già qualcosa di simile, ma io non la conosco.
Chi ha voglia, indossi vari cappelli e mi dica la sua. Beh...che si fa?
Detta così suona effettivamente molto facile, ma come si può fare?
Prendendo spunto dal link consigliato dal mio collega ed amico Davide e dagli insegnamenti social di Maria Silvia, provo a descrivere brevemente un mezzo per poter mettere in pratica, anche in Italia, quello di cui qualunque stato democratico dovrebbe dotarsi.
Lo strumento non è altro che una piattaforma strutturata, accessibile via web, per proporre linee di azione e riforme, una banca delle idee, in cui ciascun cittadino propone quella che secondo lui è una iniziativa utile a migliorare le cose.
Per dare ordine al processo, potrebbe essere comodo utilizzare il modello dei sei cappelli per pensare (Edward De Bono), in cui ciascuna fase identifica delle peculiarità, dei punti di ingresso e di uscita verso la fase successiva, ovvero:
- Le idee della folla sono inizialmente raccolte tutte nel contenitore, senza giudizio da parte della comunità. Ne verrà fuori un mero elenco, con tante voci, in cui nessuna prevale sull'altra, ma tutte hanno pari dignità e possibilità di proseguire (cappello bianco).
- Queste voci sono ora sottoposte al giudizio della collettività che, sulla base della convenienza emotiva, darà peso all'una piuttosto che all'altra. Il giudizio determinerà un gradimento, quindi democraticamente passeranno alla fase successiva solo le idee (azioni, riforme, leggi, tagli, investimenti..) che riceveranno la maggioranza - niente più lobby o interessi locali, ma solo massimo beneficio per quanti più possibile (cappello rosso).
- La selezione che ne deriva è sottoposta al giudizio di fattibilità, mirato a far venire fuori gli aspetti critici dell'iniziativa e le possibilità che questa non possa essere messa in pratica (cappello nero).
- La stessa selezione viene ora analizzata positivamente, ovvero vengono esaltati tutti i punti di forza (cappello giallo).
- Solo le idee fattibili e particolarmente interessanti passano a questa fase, quella realmente costruttiva. Le migliori proposte vengono strutturate e dettagliate - sempre socialmente, attraverso il contributo della comunità - e assumono la dignità di un progetto da proporre all'attenzione dei politici. Creatività, preparazione ed innovazione trovano la loro massima espressione (cappello verde).
- La fase finale è quella della realizzazione, si pianificano ed organizzano le attività. A questo punto, chi è chiamato a farlo, indossa il cappello blu e conduce le danze, ma qui la community alza le mani e non può far altro che monitorare la corretta esecuzione delle proprie proposte.
Dal parer mio, anche la politica dovrebbe essere centrata sull'utente, ma visto che l'accesso a Montecitorio o Palazzo Madama non è così semplice, magari si può cominciare col far sentire che ci siamo ancora e che abbiamo ancora molto da dire. Il web è stato uno strumento fondamentale per lo scoppio della Primavera Araba, la rivolta è stata organizzata sui social network e grazie al tam tam di blogger indipendenti.
La nostra non deve essere una rivolta violenta (naturalmente) ma culturale, per riprenderci il Paese bisogna rappresentare costruttivamente l'alternativa e non criticare distruttivamente lo status quo.
Magari c'è già qualcosa di simile, ma io non la conosco.
Chi ha voglia, indossi vari cappelli e mi dica la sua. Beh...che si fa?
sabato 11 giugno 2011
"Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico." Art. 48 della Costituzione Italiana
Parlare del referendum di domani potrà sembrare ormai un tema scontato. Su web se ne è parlato tantissimo e credo che tutti abbiano già deciso la cosa più giusta per sé e per il futuro del Paese. Io voterò SI a tutti e quattro i quesiti, ma non cercherò di convincere nessuno a fare lo stesso. Ognuno decida secondo coscienza, le tematiche sono molto importanti e i sostenitori del NO e quelli del SI hanno ottime ragioni a suffragio sia dell'una che dell'altra opzione. Come in tante altre occasioni, determinare chi ha ragione o chi ha torto è estremamente arduo, al cuore di ciascuno la miglior valutazione.
In questo post non voglio incitare quindi all'abrogazione di una norma iniqua che consente la costruzioni di centrali nucleari quando il resto del mondo le dismette, o all'abrogazione di quelle che garantiscono ad organismi privati di lucrare su un bene pubblico ed essenziale come l'acqua, o ancora all'abrogazione di una legge che garantisce l'impunità ad un criminale de facto. Non voglio fare questo (hihihi...s'era capito no?), ma voglio incitare gli italiani a riappropriarsi della propria identità e del proprio ruolo di cittadini, a far valere il proprio diritto ad esser parte in causa di decisioni di interesse collettivo.
Andate a votare quindi, fatelo con responsabilità e scegliete ciò che ritenete essere il meglio, ma FATELO! E' importante raggiungere il quorum, è importante che il NO sia un NO democratico in cui è la maggioranza a determinarlo, è importante che il SI sia un SI incazzato e coraggioso, è importante che qualunque sia l'esito questo sia legittimato e non sia un inutile sperpero di denaro pubblico.
Abbiamo votato alle amministrative poco tempo fa, non aver accorpato i referendum è stato l'ennesimo tentativo dei furbetti per sfruttare l'effetto noia e disincentivare la consultazione, renderla vana. Facciamo si che non ci riescano!
ANDIAMO A VOTARE TUTTI, IO VOGLIO SCEGLIERE!
In questo post non voglio incitare quindi all'abrogazione di una norma iniqua che consente la costruzioni di centrali nucleari quando il resto del mondo le dismette, o all'abrogazione di quelle che garantiscono ad organismi privati di lucrare su un bene pubblico ed essenziale come l'acqua, o ancora all'abrogazione di una legge che garantisce l'impunità ad un criminale de facto. Non voglio fare questo (hihihi...s'era capito no?), ma voglio incitare gli italiani a riappropriarsi della propria identità e del proprio ruolo di cittadini, a far valere il proprio diritto ad esser parte in causa di decisioni di interesse collettivo.
Andate a votare quindi, fatelo con responsabilità e scegliete ciò che ritenete essere il meglio, ma FATELO! E' importante raggiungere il quorum, è importante che il NO sia un NO democratico in cui è la maggioranza a determinarlo, è importante che il SI sia un SI incazzato e coraggioso, è importante che qualunque sia l'esito questo sia legittimato e non sia un inutile sperpero di denaro pubblico.
Abbiamo votato alle amministrative poco tempo fa, non aver accorpato i referendum è stato l'ennesimo tentativo dei furbetti per sfruttare l'effetto noia e disincentivare la consultazione, renderla vana. Facciamo si che non ci riescano!
ANDIAMO A VOTARE TUTTI, IO VOGLIO SCEGLIERE!
mercoledì 8 giugno 2011
Il prezzo del silenzio
Ormai è notizia certa, dal prossimo palinsesto di Rai 2 Annozero non sarà più una trasmissione del servizio pubblico e Michele Santoro non ne sarà più uno dei collaboratori più discussi.
Nel linguaggio giuridico, con il termine accordo transattivo si intende la conciliazione di due litiganti in una soluzione conveniente per entrambi, una botta al cerchio e una alla botte insomma.
In questo caso particolare, la transazione ha portato a Santoro 2,3 milioni di Euro, alla Rai e al Cda di Governo una posizione scomoda in meno.
Si è dato quindi un valore al silenzio e si è posto fine ad una diatriba tra conduttore e Direzione che andava avanti ormai da troppo tempo, un rapporto di amore-odio che, se da un lato consentiva alla seconda rete nazionale ascolti da record, dall'altra la esponeva al rimprovero della politica.
Santoro, Vauro e Travaglio non saranno più nemici della Patria e della Democrazia e il mezzo pubblico sarà ora utilizzato più proficuamente.
Questo è la ricostruzione che Maurizio Lupi farebbe dell'accaduto, con buona pace del contradditorio, al grido unanime di "Giustizia è fatta". Hanno vinto tutti. Secondo loro.
Secondo me un grande sconfitto c'è: è l'abbonato Rai, quello che il posto in prima fila se lo paga tutti gli anni, anche se assiste solo ad alcuni spettacoli (Report, Annozero, Presa diretta..per citarne alcuni) preferendo un cinema ad altri (TG1, Porta a porta...).
In che senso sarà vittima di questo? Nel senso più semplice ed immediato possibile, ovvero che continuerà a pagare una tassa a fronte di servizi sempre più scadenti, in cui l'unica forma di pluralismo sarà la possibilità di cambiare canale. Molto banalmente, sei milioni di telespettatori significheranno sostanziali introiti pubblicitari in meno..e quindi meno investimenti sulla qualità. Il mio canone e quello di tanti altri saranno utilizzati per pagare X-factor o L'isola dei famosi, programmi di intrattenimento sicuramente indiscutibili ma dello spessore intellettuale di una pulce d'acqua (non me ne vogliano Maionchi, Ventura e la pulce d'acqua). Insomma, panem et circensem a go-go, approfondimenti e confronto su tematiche di attualità nothing.
Non che io stimassi particolarmente Santoro, dall'approccio sicuramente monopartisan e decisamente arrogante, ma almeno conduceva un'arena in cui c'era qualcuno che la pensava diversamente, con ospiti e tematiche importanti.
E' vero, tutto questo probabilmente continuerà su La 7, ma a parte essere contento per gli amici di Telecom, non vedo motivi per essere speranzoso che prima o poi in Italia torni la libertà di informazione.
Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà. (Edoardo Bennato)
Nel linguaggio giuridico, con il termine accordo transattivo si intende la conciliazione di due litiganti in una soluzione conveniente per entrambi, una botta al cerchio e una alla botte insomma.
In questo caso particolare, la transazione ha portato a Santoro 2,3 milioni di Euro, alla Rai e al Cda di Governo una posizione scomoda in meno.
Si è dato quindi un valore al silenzio e si è posto fine ad una diatriba tra conduttore e Direzione che andava avanti ormai da troppo tempo, un rapporto di amore-odio che, se da un lato consentiva alla seconda rete nazionale ascolti da record, dall'altra la esponeva al rimprovero della politica.
Santoro, Vauro e Travaglio non saranno più nemici della Patria e della Democrazia e il mezzo pubblico sarà ora utilizzato più proficuamente.
Questo è la ricostruzione che Maurizio Lupi farebbe dell'accaduto, con buona pace del contradditorio, al grido unanime di "Giustizia è fatta". Hanno vinto tutti. Secondo loro.
Secondo me un grande sconfitto c'è: è l'abbonato Rai, quello che il posto in prima fila se lo paga tutti gli anni, anche se assiste solo ad alcuni spettacoli (Report, Annozero, Presa diretta..per citarne alcuni) preferendo un cinema ad altri (TG1, Porta a porta...).
In che senso sarà vittima di questo? Nel senso più semplice ed immediato possibile, ovvero che continuerà a pagare una tassa a fronte di servizi sempre più scadenti, in cui l'unica forma di pluralismo sarà la possibilità di cambiare canale. Molto banalmente, sei milioni di telespettatori significheranno sostanziali introiti pubblicitari in meno..e quindi meno investimenti sulla qualità. Il mio canone e quello di tanti altri saranno utilizzati per pagare X-factor o L'isola dei famosi, programmi di intrattenimento sicuramente indiscutibili ma dello spessore intellettuale di una pulce d'acqua (non me ne vogliano Maionchi, Ventura e la pulce d'acqua). Insomma, panem et circensem a go-go, approfondimenti e confronto su tematiche di attualità nothing.
Non che io stimassi particolarmente Santoro, dall'approccio sicuramente monopartisan e decisamente arrogante, ma almeno conduceva un'arena in cui c'era qualcuno che la pensava diversamente, con ospiti e tematiche importanti.
E' vero, tutto questo probabilmente continuerà su La 7, ma a parte essere contento per gli amici di Telecom, non vedo motivi per essere speranzoso che prima o poi in Italia torni la libertà di informazione.
Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà. (Edoardo Bennato)
lunedì 6 giugno 2011
"È difficilissimo parlare senza dire qualcosa di troppo." (Luigi XIV)
Durante la messa all'ippodromo di Zagabria, alla presenza di 400 mila fedeli, Benedetto XVI , ribadendo il «no» della Chiesa alla convivenza, ha decretato: «Non cedete a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio,.., la famiglia deve affrontare difficoltà e minacce, quindi ha particolare bisogno di essere evangelizzata e sostenuta. ... .Siamo chiamati a contrastare questa mentalità » (La Repubblica).
A metà tra l'incredulo e il curioso, sono andato a ricercare il vero significato di secolarizzazione.
Secondo Wikipedia "la secolarizzazione è quel fenomeno per il quale la società non adotta più un comportamento sacrale, si allontana da schemi, usi e costumi tradizionali. ... .La secolarizzazione è un processo tipico dei paesi occidentali in età contemporanea, che induce ad agire e a pensare in modo sperimentale e utilitaristico, mai sacrale e trascendente."
In quest'ottica quindi, la malvagità delle coppie di fatto sta nell'approcciare la vita e l'amore in modo personale, senza rifarsi a consuetudini o obblighi che, di fondo, non sentono propri. Sta nel rinnegare costumi tradizionali, nel pensare e nell'agire perseguendo la propria utilità (felicità), senza rimandare alla trascendenza di un progetto già predefinito, ma costruendolo giorno per giorno...sperimentando.
Che c'è di male in tutto questo? Dov'è il peccato? Dov'è la superficialità?
Le coppie di fatto non sono famiglie, e come tali non hanno nessun diritto. Nessun diritto comune se si acquista una casa, nessuna tutela dei figli, nessun diritto in caso di morte di uno dei coniugi. Essere "secolarizzati" in Italia significa veder rinnegata la propria unione di fronte alla legge e di fronte alla società.
Se questo pensiero si riducesse al chiacchiericcio delle massaie sul sagrato della Chiesa, sarebbe solo che folkloristico e rappresentativo di un'Italia a tratti anche tenera, ma se questo pensiero diventa dictat e influenza l'etica della politica o orienta le persone al voto, allora un pochino cominiciano a girarmi.
Ritengo che la libertà di scegliere sia un diritto fondamentale da preservare e che nessuno possa arrogarsi il diritto di vincolarla, adducendo motivazioni francamente poco sostenibili. Il vero amore non ha bisogno di vincoli nè di contratti, ma di protezione. Si rinnova ogni giorno nella scelta reciproca e nel dono di se.
Decisamente si è andati oltre, si è detto qualcosa di troppo. E in Italia la percentuale di divorzi aumenta...ma il matrimonio non era "impegno a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca"?
A metà tra l'incredulo e il curioso, sono andato a ricercare il vero significato di secolarizzazione.
Secondo Wikipedia "la secolarizzazione è quel fenomeno per il quale la società non adotta più un comportamento sacrale, si allontana da schemi, usi e costumi tradizionali. ... .La secolarizzazione è un processo tipico dei paesi occidentali in età contemporanea, che induce ad agire e a pensare in modo sperimentale e utilitaristico, mai sacrale e trascendente."
In quest'ottica quindi, la malvagità delle coppie di fatto sta nell'approcciare la vita e l'amore in modo personale, senza rifarsi a consuetudini o obblighi che, di fondo, non sentono propri. Sta nel rinnegare costumi tradizionali, nel pensare e nell'agire perseguendo la propria utilità (felicità), senza rimandare alla trascendenza di un progetto già predefinito, ma costruendolo giorno per giorno...sperimentando.
Che c'è di male in tutto questo? Dov'è il peccato? Dov'è la superficialità?
Le coppie di fatto non sono famiglie, e come tali non hanno nessun diritto. Nessun diritto comune se si acquista una casa, nessuna tutela dei figli, nessun diritto in caso di morte di uno dei coniugi. Essere "secolarizzati" in Italia significa veder rinnegata la propria unione di fronte alla legge e di fronte alla società.
Se questo pensiero si riducesse al chiacchiericcio delle massaie sul sagrato della Chiesa, sarebbe solo che folkloristico e rappresentativo di un'Italia a tratti anche tenera, ma se questo pensiero diventa dictat e influenza l'etica della politica o orienta le persone al voto, allora un pochino cominiciano a girarmi.
Ritengo che la libertà di scegliere sia un diritto fondamentale da preservare e che nessuno possa arrogarsi il diritto di vincolarla, adducendo motivazioni francamente poco sostenibili. Il vero amore non ha bisogno di vincoli nè di contratti, ma di protezione. Si rinnova ogni giorno nella scelta reciproca e nel dono di se.
Decisamente si è andati oltre, si è detto qualcosa di troppo. E in Italia la percentuale di divorzi aumenta...ma il matrimonio non era "impegno a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca"?
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