martedì 22 febbraio 2011

Andare e tornare

Sono leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, ma ieri ho fatto uno strappo alla regola e ho modificato per un giorno il mio status: da pendolare treno-dotato a pendolare auto-munito. E naturalmente il dio vendicatore delle ferrovie mi ha punito. Dopo due ore e mezza di guida ero ancora a 8 chilometri dalla mia destinazione, un tristissimo complesso di capannoni industriali sulla tiburtina. Un ottimo inizio di settimana...se non fosse che al quarto uso improprio di aggettivi dispregiativi affiancati a nomi di divinità di varia natura (sono un pluralista anche nella bestemmia!) ho parcheggiato all'autogrill e mi sono letto il giornale, con un bel caffè. Leggere di papponi e mignotte, mentre davanti a te il traffico è letteralmente paralizzato non ha prezzo!Tutti che suonano, frenetici, nervosi...esausti, si esausti è il termine esatto. Queste situazioni mi danno sempre conferme della scelta fatta ormai cinque anni fa, quando decisi che era ora di abbandonare la vita nella capitale per ritornare a casa. Per casa intendo il "paesello", dove avevo costruito la mia vita e dove questa effettivamente diventava tale,  non più solo dormire e lavorare, ma interagire e socializzare. Il quotidiano è pesante, ma niente è più bello che "tornare a casa".

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